martedì 4 giugno 2013

Cosa dire di Bruce?

Beh, che è semplicemente stratosferico. Che non mi aspettavo che un essere così enorme, grande e storico fosse così umile. Mi aspettavo un concertone, ma non qualcosa di così gigante! Partendo dal presupposto che forse conoscevo metà scaletta, non mi sono mai annoiata e non mi sono mai fermata dal ballare. Bruce è un tornado che arriva, ti stende con la voce più calda e bella (più bella dal vivo che da disco) del mondo e ti strema con tre ore e passa di canto senza una sosta, coinvolgendo il pubblico (dal bambino che ha cantato sul palco con lui, al ballo con la mamma, al suonatore di cucchiai che l'ha accompagnato) e restandoci in mezzo più tempo possibile. Un sogno per un fan accanito, che magari si vede anche strappare il cartellone con la sua richiesta e si sente suonare la sua canzone preferita. Sì, perchè esiste uno scheletro di scaletta, ma la maggior parte dei pezzi li sceglie dalle richieste del pubblico e si improvvisa. La band che lo accompagna è qualcosa di incredibile, ma non sarebbe potuto essere altrimenti. Chi ci sta dietro a un più che sessantenne che salta, suona, canta, balla e non si ferma un secondo?

Meno bella l'accoglienza di Padova, a mio avviso per niente pronta ad un evento del genere, con blocchi di uscire e strade in tutta la città, mancanza di indicazioni e disorganizzazione totale. Io sono arrivata con calma e ho trovato parcheggio ad un ora a piedi dallo stadio quasi per miracolo, e pensavo fosse un problema dell'orario di arrivo (lavorando non potevo partire prima delle 17.00...) ma anche chi è arrivato prima ha avuto le stesse disavventure. 

Bruce, da rifare.
Padova, da evitare.

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